L'UOMO SENZA PAURA
N° 38
(PARTE
SECONDA)
Di Carlo Monni
1.
Quando pensiamo ad un processo, la nostra immaginazione corre immediatamente ad un processo penale, alla sfida tra accusa e difesa con la vita e la libertà di un essere umano come premio finale, così come immortalata in centinaia di libri, film e telefilm. I processi civili non sono di solito, altrettanto spettacolari, ma a volte mettono in gioco interessi altrettanto importanti e vitali. Nel caso in questione, un gruppo di mutanti ha deciso di far causa al Governo degli Stati Uniti per violazione dei diritti civili ed io sono stato il primo a pubblicare la storia in prima pagina e devo ringraziare certe amicizie vestite di rosso per questo.
Come? Chi sono io? Ormai dovreste saperlo: il mio nome è Ben Urich e sono un giornalista e quella che leggerete è solo una delle tante storie che offre questa grande e spietata città.
.Ci sono giorni buoni e
giorni cattivi nella vita di tutti noi ed a volte non è facile capire quali
siano gli uni o gli altri. Prendete me, ad esempio: di giorno faccio
l’avvocato, dirigo un affermato Studio legale e mi occupo anche di coloro che
non possono permettersi un’assistenza legale.
Appena cala il sole, però, m’infilo un attillato costume rosso e cerco
la giustizia in modo diverso, nei panni di Devil, il
supereroe che i media chiamano l’Uomo senza Paura. A volte mi chiedo come
reagirebbe la gente se sapesse la verità: che sono cieco e che posso fare
quello che faccio solo grazie al fatto che lo stesso incidente che mi ha
privato della vista ha potenziato i rimanenti quattro sensi a livelli
inimmaginabili e mi ha donato un senso radar che mi permette di “vedere” il
mondo in un modo per certi versi incompleto, ma per altri più approfondito di
quanto gli altri esseri umani possano sperare,
Hell’s
Kitchen è il quartiere in cui sono nato. E tutti qui sanno che il loro angelo
custode veste come un diavolo. Certo non posso risolvere tutti i problemi, ma
faccio del mio meglio. Questa sera sono riuscito a beccare un paio di
spacciatori che si terranno ben lontani da qui almeno per un po’ ed è già
qualcosa, ho anche sventato una rapina ai danni di un negozio di liquori aperto
fino a tardi. Stavolta ho evitato che chiunque ci rimettesse la pelle, posso
dire di essere stato fortunato, ma non mi aspetto che continui così.
Il Josie’s
Bar ‘n’ grill è un’istituzione nella zona. Ci vengo spesso ad interrogare il
mio informatore preferito e spesso finisce che Josie
deve ricostruire la vetrina. Spero che non accada ancora, ma devo ammettere che
mi diverto. Come al solito la mia entrata provoca il silenzio degli avventori.
Qualcuno medita sull’opportunità di assalirmi, le dita di uno corrono ad un
coltello. Mi volto e gli rivolgo una semplice occhiata, lui ci ripensa. . Nel
frattempo, Turk mi ha visto e cerca di scappare; non
va molto lontano: il cavo del mio bastone lo afferra ad una caviglia e lui cade
a pochi centimetri dalla vetrina, senza romperla, per fortuna, poi io lo
trascino verso di me come un pesce preso all’amo.
-Non è carino andarsene senza salutare, Turk.- gli dico.
-Lasciami andare!- strilla lui.
-Ti lascerò andare Turk,
ma prima dovremo parlare… di un uomo di nome Bullet.-
-Io… io non so niente, lo giuro!-
-Scommettiamo?-
L’uomo in
questione si trova in questo momento in una stanza elegantemente arredata nel
centro di Manhattan. Verrebbe da chiedersi perché indossi una maschera che gli
copre la parte inferiore del viso, visto che uno con la sua corporatura è
facilmente riconoscibile in mezzo ad una folla, ma, in fondo, tutti hanno
diritto ad un minimo di privacy.
-Chi
devo ammazzare stavolta?- chiede.
-Non
essere così sanguinario, amico mio – gli dice il suo interlocutore –Stavolta
sarà un lavoretto facile, facile, del tipo di quello che hai fatto a
quell’ambulatorio medico di Hell’s Kitchen la
settimana scorsa.[1] Niente morti, ma un
avvertimento pesante. Questo è il posto – l’uomo passa a Bullet un foglietto
–Te la senti?-
Bullet legge e risponde:
-La
paga è buona ed io non faccio mai domande. Per quando vuole il lavoro?-
-Domani
sera andrà benissimo.- risponde l’uomo vestito con un impeccabile gessato nero
sotto cui spiccano un’immacolata camicia bianca ed una cravatta con i colori di
una nota università -Mi auguro che farai un buon lavoro.
-Lo
faccio sempre.- risponde Bullet –E come ho detto… non faccio domande.-
-Un
buon sistema per vivere in pace e a lungo.- ribatte l’altro.
Bullet esce e l’uomo si abbandona
sulla poltrona, Davvero un buon sistema, pensa e di certo tu sei l’uomo giusto
per quest’incarico. Se poi dovranno essere prese misure più drastiche, lo
decideremo al momento opportuno.
2.
Come
ogni giorno, sono i rumori della strada a svegliarmi, per non parlare di un
insistente raggio di sole che passa attraverso le tapparelle per colpirmi la
faccia. Non lo vedo, ma ne sento il calore e tanto basta. A volte avere dei supersensi non è precisamente una benedizione, sapete? Dopo
una doccia veloce mi preparo la colazione del mattino ed intanto sento le
ultime notizie. Ovviamente, nulla di allegro. Tra le altre, ci sono notizie
dell’ultima impresa di quel vigilante sanguinario che si fa chiamare il Demone.
Prima o poi dovrò occuparmi di lui.
Dicono che le abbia suonate a Prowler[2] e forse
lui cercherà la rivincita, ma, certo, se questo tizio dovesse pestarmi i piedi
non mi tirerò indietro. Quando spengo la
radio, lo speaker sta parlando di un uomo trovato cadavere nel suo letto, pare
che sia un crimine a sfondo sessuale. Questa città è davvero un inferno… un
posto adatto per un diavolo, dopotutto.
Quando
entro in ufficio trovo ad aspettarmi alcune persone. Una di loro è un collega
avvocato di Albany, si chiama Paul Bailey, gli altri sono due ragazzi e non
occorre avere dei supersensi per capire che sono
nervosi.
-Buongiorno.- dico loro –Io sono Matt Murdock e penso di essere il vostro avvocato… sempre che
voi siate David Alleyne e Amanda Clayton.-
-Lei è... cieco.- dice la ragazza ed
improvvisamente mi accorgo di conoscerla già. È avvenuto anni fa mentre ero
preda di uno dei miei esaurimenti nervosi, in una cittadina del nord dello
stato Combattei Pyro
e Blob che cercavano di catturarla.[3]
-Così pare.- rispondo –Ma ho imparato a
conviverci, del resto abbiamo tutti dei problemi di cui preoccuparci giusto?
Ora, se volete seguirmi nel mio ufficio, credo che abbiamo molto di cui
parlare.-
Ed
è proprio quel che facciamo.
Carcere
Federale di Minima Sicurezza di Otisville, Orange
County, Stato di New York. È qui che l’uomo conosciuto come Wilson Fisk, alias Kingpin si trova
imprigionato per scontare una sentenza di sei anni per evasione fiscale,
l’unico reato di cui sia stato riconosciuto colpevole in un lungo e complesso
processo federale.[4]
Molti hanno cercato di consolarsi pensando che almeno la ferrea presa di Fisk sulla Città di New York è stata spezzata, ma sanno che
forse si stanno illudendo. La verità è che Wilson Fisk
è stato sconfitto, ma non si è arreso, nella sua mente, come, del resto, in
quella di molti di coloro che lo seguivano, lui è ancora il legittimo Kingpin del Crimine ed il suo imprigionamento solo un
fastidio temporaneo. Anche ora, mentre discute con il suo avvocato, la famosa Rosalind “Razor” Sharpe dello stato dei suoi appelli federali e statali,
pensa a quando potrà prendersi la sua rivincita nei confronti di coloro che
hanno causato la sua caduta, primi fra tutti il Gufo e quel fastidioso Devil.
-Ha capito quel che le ho detto, Mr. Fisk?-
-Perfettamente Mrs. Sharp.- replica con un
lieve sorriso Kingpin –Lei sa, comunque, che io mi
fido delle sue capacità. Come le ho già detto altre volte, se c’è un modo per
invalidare la sentenza, lei lo troverà. Del resto l’ingente onorario che le pago
è un ottimo incentivo, non crede?-
-Uhm, può darsi.- replica secca “Razor” –Ora mi scusi, ma ho affari urgenti che mi aspettano
a New York. Mi farò risentire presto.-
-Ci conto.-
La
donna è appena andata via che Kingpin si rivolge ad
una delle guardie.
Phil posso avere un telefono?-
-Certo Mr. Fisk,
eccole il cordless.-
Perfetto,
pensa Fisk e poi compone il numero. In fondo, deve
pur tener d’occhio gli affari.
Mentre
esce dal Carcere (Se non ci fossero le reti a circondare il recinto, qualche
guardia ogni tanto e le uniformi che indossano gli “ospiti” si faticherebbe a
crederlo tale) Rosalind Sharpe
si chiede se dopotutto non ha fatto un patto col Diavolo. Si ripete ancora una
volta che non spetta a lei giudicare i suoi clienti, che sta solo facendo il
suo dovere, ma non riesce comunque a scacciare un senso di inquietudine che
l’accompagna per tutto il viaggio di ritorno.
3.
La giornata è decisamente di routine
ed è praticamente occupata dall’interrogatorio dei due ragazzi. Ne emergono
storie molto simili: le storie di due giovani catturati ed imprigionati da
un’organizzazione per cui erano solo delle aberrazioni da eliminare, non degne
del nome di esseri umani. È una storia vecchia, avvenuta molte volte in
passato, non importa se la diversità era religiosa di colore della pelle o di
preferenza sessuale, c’è sempre stato chi voleva mettere al rogo la strega e
chi era pronto a seguirlo sulla stessa strada.
Non so se quello che stiamo facendo servirà a qualcosa, ma almeno vorrei
provarci. Quanto al mio compagno di
corsa, direi che è chiaro che è motivato da qualcosa di personale. Ci troviamo
in un piccolo ristorante vicino allo studio durante la pausa pranzo, quando gli
chiedo perché si è ficcato in quest’impresa.
-Non è una risposta
facile.- mi dice Paul Bailey –Mia moglie era… è… un’attivista dei diritti
civili, il motivo per cui lo fosse diventata non ha grande importanza. Quando
un gruppo di fanatici fece saltare in aria la nostra casa e lei… scomparve, io
ero solo un avvocato societario con poca attenzione a quanto avveniva intorno a
me. Di colpo dovetti affrontare una dura realtà ed occuparmi anche dei miei
figli piccoli. Ci misi un po’ a riprendermi, poi capii che non potevo
permettere che quanto era successo a Sara fosse stato invano. Per questo ho
deciso di impegnarmi a favore dei diritti dei mutanti e collaborare col C.A.
Box.-
-Mi scusi se sono
indiscreto e non è obbligato a rispondere, se non vuole, ma… sua moglie era una
mutante?- chiedo.
-No… non lei… forse
i miei figli lo sono… La cosa non sembra turbarla.-
-Dovrebbe? Ho
sempre pensato che i mutanti fossero uomini e donne come tutti gli altri
cittadini di questa nazione e se altri non arrivano a capirlo, è colpa loro,
non mia.-
-Ben detto. Voglio
vincere questa causa Murdock, perché i miei figli non
debbano temere per se stessi e nemmeno altri come loro, lo devo a Sara, se non
altro.-
-Lei a volte parla
di sua moglie come se fosse morta, altre come se credesse che sia ancora viva…-
-È complicato da
spiegare e poi… anche se glielo dicessi, chissà se mi crederebbe.-
-Mi creda, sono un
esperto in fatto di avvenimenti strani.-
Il che è decisamente un eufemismo.
Willie
Lincoln è un uomo coraggioso, su questo non c’è dubbio, lo dimostra il fatto
che nonostante tutte le avversità che lo hanno colpito, l’ultima in ordine di
tempo e la più grave delle quali era stata la perdita della vista a causa di
una granata scoppiatagli in faccia, non si è mai veramente perso d’animo. Beh
non è del tutto esatto, c’era stato un momento in cui aveva pensato che non
valesse la pena andare avanti, ma persone come Matt Murdock,
Karen Page e Devil gli avevano mostrato che non era
affatto vero che non era un uomo finito e lui ci aveva creduto. E così aveva
ripreso a fare quello che sapeva far meglio: il detective, come privato,
stavolta, per conto dello Studio Legale Nelson & Murdock.
Negli ultimi tempi è stato impegnato in una specie di giro dell’oca nel
tentativo di risalire ad esecutori e mandanti di un omicidio sicuramente
connesso al caso clamoroso della bomba al radio City Music Hall. Cosa poi
potesse sapere un informatore di mezza tacca come Ricky Stanton su una cosa
simile non è una facile da capire, certo Willie ha qualche idea ormai,
suggerita da un po’ di logica, ma non molte prove. La sua pista l’ha condotto
in questo night club gestito da un uomo che si dice connesso ad organizzazioni
di estrema destra, non certo un tipo che lo vedrebbe volentieri. Quando spinge
la porta Willie ha la brutta sensazione che qualcuno lo osservi, la precisa
impressione di due occhi puntati sulla sua schiena. Istintivamente si gira,
anche se per lui è una mossa del tutto inutile. Per un attimo resta immobile ed
è come se affidasse agli altri suoi sensi il compito di dirgli se è solo o no e
gli pare di cogliere una debole traccia, ma svanisce subito. Forse sono solo
paranoico, si dice… o forse non sta affatto sbagliandosi.
Ok, lo so, dovrei smettere di fumare,
mia moglie me lo dice sempre e gli sguardi di disapprovazione di Candace Nelson sono abbastanza eloquenti, ma non crediate
che sia così facile riuscirci. Spengo
l’ennesima sigaretta ed entro in municipio per quella che si presenta come una
noiosa conferenza stampa del Vice Capo dello Staff del Sindaco, su non ricordo
più quale argomento. Sono stato ben contento di non dovermene occupare io, ma,
poiché mi trovo, comunque, da queste parti, tanto vale che veda come se la sta
cavando Candace Nelson. Quando entro nella sala
stampa, Richard Dexter sta rispondendo ad una domanda di un collega della Tv.
Prima che possa completare la sua risposta, però, ecco che qualcosa infrange la
vetrata e di fronte agli occhi degli astanti, Dexter si ritrova scagliato, no,
sarebbe meglio dire infilzato contro una parete da quello che appare essere una
specie di giavellotto, che gli trapassa il petto. Non ci vuole un medico per
capire che è morto, ma l’attenzione è attratta anche da altro: all’asta del
giavellotto è attaccato un cartoncino con disegnato un bersaglio da tiro a
segno.
-È tornato!-
esclama Candace -È tornato!-
Ed entrambi sappiamo a chi si
riferisce.
4.
Paul Bailey
rientra nella foresteria messagli a disposizione dalle Worthington Enterprises.
Un’altra giornata trascorsa a preparare il processo, in attesa di arrivare
davanti alla Corte per discutere la causa. Warren ci crede molto e lui… non gli
è rimasto molto altro, no? Murdock è un tipo in
gamba, se ne infischia se uno è mutante, nero o chissà cos’altro e non fa
neanche fatica, pare. Lui, invece, ha dovuto affrontare la dura realtà dei
fatti: sua cognata è una mutante ed i suoi stessi figli svilupperanno poteri
mutanti una volta raggiunta la pubertà. È un dato di fatto, non può cambiarlo
più di quanto possa cambiare il colore della pelle od il luogo in cui è nato.
Ha dovuto semplicemente adattarcisi ed è stata una necessità ancora maggiore
dopo la scomparsa di sua moglie. Oh certo, tutti si ostinano a dirgli che è
morta, aldilà di ogni recupero, ma come fanno a crederci, loro stessi? Jean è
stata data per morta più di una volta e così Scott, eppure sono tornati. Beh, a
questo penserà in un altro momento, comunque sia, è per i suoi figli che si
batte, perché Joey e Galyn possano crescere liberi e
sereni.
Tutte
queste cose gli passano per la mente mentre sta telefonando a casa dei suoceri,
dove ha lasciato i figli, e parla con loro prima che vadano a letto. È dura
stare lontano da loro, ma non poteva portarli con se a New York… forse il fine
settimana…
Ha appena
riagganciato la cornetta che sente un rumore sul pianerottolo. Nemmeno due
minuti dopo, la porta è sfondata ed un uomo molto robusto e corpulento, vestito
interamente di nero, compreso un fazzoletto sul volto, si precipita all’interno
del mini appartamento.
-Ma che diavolo…?- esclama Bailey.
Non
ha il tempo di dire altro, Bullet lo afferra per il bavero della camicia e lo
solleva da terra.
-Sta calmo, avvocato.- gli dice –Sono qui solo
per darti un avvertimento: non immischiarti coi mutanti e resterai in salute,
altrimenti…-
-Che farai Bullet? Gli spezzerai un braccio
come a Candace Nelson?-
La
voce ha un tono ironico, ma, al tempo stesso, duro e deciso. Bullet si gira su
se stesso per vedere…
-Devil!-
-Il signore ha vinto la bambolina!- replica
l’Uomo senza Paura.
A volte
le cose accadono davvero per caso. Sono sulle tracce di Bullet da tempo e poi
che succede? Esco di casa per il mio solito giro di pattuglia ed ecco che lui
scende da un’auto a neanche 200 metri da casa mia. Per un attimo penso che me
l’abbiano mandato contro, poi capisco che ha un altro bersaglio e per fortuna
di quest’ultimo, io sono nei paraggi.
Bullet non
perde tempo a chiedersi cosa ci faccio qui, mi carica a testa bassa, ma il suo
cuore pompa come un mantice ed io ho anticipato la sua mossa quasi prima ancora
che lui la iniziasse. Salto sopra la sua testa e lui piomba contro la parete.
Per sua fortuna ha la testa dura, forse pure troppo. Ansima, il suo respiro è
pesante, ma quella che avverto in lui è solo rabbia. Si rialza e tenta di
colpirmi, io mi scanso:
-Troppo lento, vecchio mio, io non sono un’inerme ragazza od
un vecchio dottore, sai?- gli dico.
-Sta zitto!- mi intima, -Non c’era niente di personale, solo
lavoro, nient’altro che lavoro.-
-Davvero? Beh questo è personale, invece… molto personale.-
Gli sferro
un pugno al plesso solare e lui non è abbastanza svelto da evitarlo. Quello è
il guaio con quelli come lui: si affidano troppo alla loro forza e trascurano
il resto. Tenta di sferrarmi un pugno e se mi cogliesse, forse mi manderebbe al
tappeto... se mi cogliesse, ma non ci riesce. Sono io, invece a sferrargli un
uppercut al mento. Lui cambia tattica e mi afferra in quello che i lottatori
chiamano “abbraccio dell’orso”. Tenta di spezzarmi la schiena, ma non è la
prima volta che ci provano ed io tento un trucchetto che col Bue funziona
sempre o quasi: colpisco contemporaneamente all’altezza delle orecchie. Il
dolore lo sconcerta abbastanza da fargli allentare la presa. Io mi puntello coi
piedi contro il suo ventre e spingo all’indietro. Il risultato? Veniamo spinti
in due direzioni opposte, solo che io faccio un paio di piroette e mi rimetto
in piedi mentre lui cade a terra pesantemente.
Sono al mio tavolo al giornale guardo lo
schermo vuoto. Cosa posso scrivere? Come spiegherò ai lettori che il più
spietato killer a pagamento di New York è tornato ed ha lanciato la sfida? Per
chi lavora stavolta? Che intenzioni ha?
-Urich, hanno appena portato questa per lei.- mi dice
improvvisamente uno degli uscieri, comparsomi al fianco senza che me ne
accorgessi e mi porge una busta.
-Uh, chi
era?-
-Un
ragazzino, ha detto che era personale e poi è scappato.
Incuriosito guardo la busta, una
comunissima busta bianca, senza mittente col mio nome scritto sopra. La
calligrafia è familiare, ma sul momento non ricordo a chi appartiene. Scuoto.la busta. Non sembra esserci niente di strano.
-Attento
Ben.- mi dice Candace –E se fosse una busta
esplosiva?-
Scrollo le spalle.
-Non mi
sembra molto probabile ragazza.- rispondo -Non ho nemici così determinati.-
Apro la busta, ma quando vedo il suo
contenuto mi dico che forse ho sbagliato, ho parlato troppo presto.
Fuori dalla busta scivola un
cartoncino con su disegnato un bersaglio da tiro a segno.
Dovunque sia scommetto che Bullseye sta ridendo.
5.
Il
Senatore degli Stati Uniti Robert Edward Kelly termina il suo discorso.
-… ed è per questo, colleghi Senatori, che
v’invito ad approvare la creazione di una Commissione d’inchiesta
sull’Operazione Zero Tolerance.-
-Mi scusi Senatore Kelly…- chiede il Senatore
Andrew Jackson Hawk della Florida -… ma si dice che lei fosse uno degli…. Uhm…
sponsor di Zero Tolerance. Ci sta, di fatto,
invitando ad indagare su di lei?-
-Mettiamola così Senatore Hawk.- risponde Kelly
–Ci sono momenti nella nostra vita in cui ci accorgiamo di avere commesso
errori gravi. Possiamo ignorarli od affrontarne le conseguenze. Io ho scelto la
seconda strada.-
Ben
detto, pensa fra se il Senatore Robert Lee Ralston
del Kentucky, ciò nondimeno è un vero suicidio politico. Alcuni l’ammireranno
per questo, altri lo odieranno, ma almeno ha seguito la sua coscienza. Quanti
qui dentro possono dire lo stesso?
Raggiungo Bullet mentre sta
rialzandosi e lo colpisco con una scarica di pugni. Una volta, due, tre, sino a
perdere il conto, senza dargli tregua. Alla fine ricade senza più muoversi. Mi
rivolgo verso Bailey, che sino ad allora era rimasto immobile vicino ad una
parete, il colletto della camicia slacciato:
-Tutto bene?-
-S… si. Non mi aveva
fatto del male… ancora.- mi risponde lui.
-Idee su chi l’ha mandato?-
-Milioni e nessuna. Gli amici dei mutanti non sono privi di
nemici.-
-Lo immagino… ma Bullet è stato agente della CIA e questo mi
fa pensare a cose poco divertenti.- commento.
-Pensi che gli sponsor politici dell’Operazione Zero Tolerance stiano cercando di fermarci?-
-Forse… o forse c’è dell’altro… o magari io divento più
sospettoso con l’età.-
Quali che
siano le risposte, una cosa è certa, non le avrò da Bullet.
Negli
uffici del Dipartimento della Giustizia a Washington DC c’è molto fermento.
Nell’ufficio del Procuratore Generale è in corso una riunione.
-Non credo che ci sia molta scelta, signore…-
sta dicendo un funzionario -… con tutto il balletto mediatico che ci sta
piovendo addosso per Zero Tolerance e la politica
verso i mutanti in generale, credo che non ci sia altra scelta che iniziare noi
stessi un’inchiesta usando il solito sistema di un Pubblico Ministero
indipendente nominato dal Presidente.-
Il
procuratore Generale non sembra molto soddisfatto mentre risponde:
-Questo proprio non ci voleva, non adesso,
nell’imminenza delle elezioni.-
-Non credo che ci si possa fare molto, signore.
Se non facciamo qualcosa, verremo accusati di avere qualcosa da nascondere.-
-Va bene, va bene. Mi faccia avere al più
presto un elenco di nomi da sottoporre al Presidente. Mi raccomando, devono
essere tutti Democratici o almeno non affiliati al nostro partito.-
-L’avrà domattina stessa, signore.-
E
la conversazione ha termine.
6.
La polizia ha appena portato via
Bullet. Come avevo previsto, non ha detto una parola, se non per confermare che
capiva i suoi diritti costituzionali. Domattina, probabilmente, sarà già fuori
su cauzione, così va la vita. Paul Bailey decide di non aver bisogno d’altro
che di un buon sonno ed ecco che riceviamo visite direttamente dall’alto. No,
non intendo parlare di apparizioni soprannaturali: nonostante sia biondo, abbia
le ali banche e si faccia chiamare Arcangelo, Warren Worthington III è pur
sempre un essere umano, sebbene del tipo mutante.
-Mi spiace di
essere arrivato in ritardo.- dice –Quando ho avuto notizia della cosa era già
tutto finito.-
Il che equivale a dire che dispone
di un sistema di ascolto delle comunicazioni della Polizia; molto interessante,
direi. Tra l’altro il suo arrivo significa che: o era ancora in ufficio a
quest’ora di notte o qualcuno l’ha svegliato per informarlo. Il che significa
anche che per lui quest’attacco è molto importante.
-Me la sono cavata
lo stesso.- gli rispondo –Dopotutto Bullet doveva solo spaventarlo, non fargli
davvero male. Non che non ne sarebbe stato capace, se avesse voluto,
s’intende.-
-S’intende.-
risponde Arcangelo. Potrei giurare che sta abbozzando un sorriso… se ci
vedessi, intendo. –Ovviamente provvederò a mettere Paul sotto protezione.-
-Non è il caso,
posso cavarmela.- prova a protestare Bailey.
-Niente da fare.-
ribatte Worthington in tono semiserio –Jean non me la perdonerebbe mai se
accadesse qualcosa anche a te e tu sai che non è salutare aver a che fare con
lei quando si arrabbia.-
Non provo nemmeno ad indagare su chi
sia questa Jean, gli X Men hanno diritto ai loro segreti, come io ai miei, ma
intanto una cosa la so: stiamo scoperchiando un nido di vermi e c’è qualcuno
disposto a tutto per far sì che non accada. Non ho intenzione di rendergli la
vita facile.
In
un posto lontano qualcosa dà improvvisamente segni di vita. Quelli che sembrano
occhi brillano ed una voce priva di emozioni dice:
<<Io… sono… vivo!>>
Il Senatore
Kelly rientra nel suo appartamento di Washington. Vuoto, naturalmente, tutta la
sua vita sembra vuota da quando Sharon, la sua giovane moglie è morta. Aveva
dato la colpa ai mutanti, ma può davvero essere una colpa quella di esistere?
Per quanto tempo ha permesso al suo bigottismo di guidare le sue azioni prima
di svegliarsi? È perché è immerso in queste riflessioni che non si accorge
della presenza di fronte a lui. E’ una giovane donna dai capelli platinati e la
pelle… blu? No non proprio blu, una sfumatura decisamente più chiara piuttosto
-Buonasera Senatore Kelly.- esordisce la
ragazza.
-Chi… chi è lei? Cosa vuole?- chiede Kelly. Per
un attimo ha pensato che fosse Mystica, ma non è
così, almeno crede, è…
La
ragazza lo colpisce con qualcosa, una specie di taser.
Kelly si sente mancare e mentre cade, la ragazza allunga le mani e lo tocca.
-Niente… e tutto....- risponde con un sorriso
amaro, poi comincia a mutare. Forma del corpo, colore della pelle, tutto. In
pochi istanti è divenuta l’esatta replica di Kelly -… Solo a tua vita in
prestito, Senatore, almeno per un pò.-
Ma
Kelly non è più in grado di ascoltarla.
FINE SECONDA PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Ebbene, eccoci ancora una volta alla
fine di un episodio forse un pò anomalo, ma spero
sempre gradevole
Stavolta pochissimo da dire.:
1) Bullet è un personaggio creato da Ann
Nocenti & John Romita Jr. durante il loro run su Daredevil ormai 15 anni fa. È un ex agente della C.I.A. che
ora si guadagna da vivere come agente a pagamento per vari committenti
criminali o meno. Ha un figlio, Lance, che è affetto da una forma grave di
panico per il pericolo nucleare. Recentemente Bullet ha agito proprio su queste
pagine per conto del Gufo, spezzando un braccio a Candace
Nelson, la sorella di Foggy, come forma di
avvertimento per farla desistere da un’inchiesta. Ancor più recentemente, lo si
è visto su Marvelit Team Up #4 in una missione di
distruzione contro un ambulatorio gratuito a Hell’s
Kitchen, il quartiere dove è nato e cresciuto Devil,
che in quell’occasione ha avuto con lui una scaramuccia assieme a Firebird.
2) Mr. Bixby è un
ambiguo agente della C.I.A. creato da Paul Jenkins & Jae
Lee sulla maxiserie “Inhumans”,
uno dei quattro titoli che inaugurarono la linea Marvel Knights.
Quali sono i suoi interessi in questa storia e per chi lavori lo sapremo (si
spera -_^) presto.
3) Il Demone è un violento e sanguinario
Vigilante creato da Yuri e che sta attualmente impazzando su Uomo Ragno e Ragno
Nero. Si scontrerà mai con Devil? Tutto è possibile.
-_^
4) Misteriosi omicidi di uomini? Forse non
dovreste perdervi i prossimi episodi di Lethal Honey, la nostra antologica tutta al femminile, per saperne
di più. (Piccolo esempio di pubblicità non tanto occulta -_^=
5) Procuratore Generale (Attorney General) è il titolo che spetta al capo del
Dipartimento della Giustizia, che ha, quindi, il rango di Ministro. Tra i suoi
compiti c’è quello di sovrintendere al sistema dei Pubblici Ministeri Federali
ed al F.B.I. ed anche alte agenzie federali con compiti idi polizia.
6) Non devo di sicuro dirvi che Scott e
Jean rammentati da Paul Bailey e poi da Arcangelo sono esattamente Scott
Summers, alias Ciclope, e Jean Grey Summers, alias Fenice, membri del primo,
storico, nucleo degli X Men. Del resto Paul Bailey è marito di Sara, la sorella
maggiore di Jean, e quindi suo cognato
7) Il Senatore di colore Andrew Jackson
Hawk è comparso per la prima volta su Hulk più di 25 anni fa; quanto al vecchio
Robert Lee Ralston, detto “Reb”,
è nientemeno che uno degli storici componenti degli Howling
Commandos, la squadra comandata da Nick Fury quando
era sergente nei lontani anni della Seconda Guerra Mondiale.
8) Chi è la mutaforma nell’appartamento del
Senatore Kelly? Perché ne ha preso il posto? Quale misteriosa entità è tornata
alla vita? Alla prima domanda quasi tutti voi avrete già trovato una risposta,
ne sono sicuro. -_^, Quanto alle altre, che dire, se non: continuate a
seguirci?
Nel prossimo episodio: le trame s’infittiscono un sacco di gente fa un
sacco di mosse contro un sacco di altra e succede qualche guaio. Ma in tutto
questo, vi chiederete, cosa c’entra Devil? Davvero
una gran bella domanda. -_^
Carlo